Alta marea nel canale di entrata al circolo...
Bassa marea nel canale di entrata al circolo...
Dopo 1396km di macchina eccomi finalmente in terra belga in quel di Nieuwpoort. Ci venni anche l'anno scorso ma questa volta, per fortuna, non piove. Il largo sorriso del presidente dello yacht club mostra di avermi riconosciuto. Quest'anno, i partecipanti al campionato sono 25. Una dozzina in meno dell'anno scorso. Ad una prima occhiata mancano gli olandesi. Meglio. Erano troppo forti. Pianto la tenda nel verdissimo giardino del circolo ed è gia sera, ora perciò di prepararsi la cena con il vecchio fornellino reduce dei miei trascorsi scout. Dopodichè m'infilo nel saccoapelo e mi guardo le istruzioni. Allegato ad esse danno le tavole di marea con gli orari, l'intensità e la direzione della corrente. In questo posto le maree hanno escursione di oltre 4 metri e le relative correnti arrivano ad un nodo e mezzo.
L'indomani si parte con due prove. Vento stranamente leggero da 190° ma corrente allegramente sopra il nodo, quasi sul muso. Azzecco partenze e bordeggi. Il vento è stabile ma la corrente fa paura. Mi butto a terra alla ricerca dei bassi fondali. E paga. Cazzo se paga. Sparo un 6 e un 4. Non ci credo. Troppa grazia. Non è il mio posto.
Il secondo giorno facciamo tre prove. Il vento è ben oltre i 20 nodi, da 230 gradi,. In pratica è parallelo alla costa il che significa che le onde hanno tempo di formarsi bene. Belle bestie. Impossibili da trovare in Italia. La corrente è come sempre fortissima. Nella prima prova proviene da poppa. Nella seconda da prua. 180 gradi in un'ora. Io parto sempre male. Poi scuffio, poi centro una boa, poi centro un avversario, poi scuffio ancora ed infine mi avvito su un'altra boa. Quindi chiudo 13-13-11. Tra me e me non sono neanche poi tanto triste. L'eccezione era ieri.
Terzo giorno il vento spinge. Orpo se spinge. Ma qua se ne fottono. Anzi è la regola.. L'onda è meno di ieri perchè il vento viene da sud. A terra, prima di uscire discuto assieme a Nolan, un radialista che viene dall'Inghilterra, di tattica. Mi spiega il suo punto di vista. In pratica dice che il gioco è capire come interpretare la corrente e la deviazione che la costa provoca sul vento di terra. Ho qualche dubbio d'aver capito giusto, il mio inglese mi aiuta poco. Ad ogni modo mi par credibile.
Si va in mare. Prima prova. Raffica sui 30 nodi. Porca topolina. Parto bene e mi fiondo a terra. Giungo alla prima boa quarto. Cacchio, mica mona l'inglese no? Tocco la boa. Ed ora che faccio? Il giudice a poche decine di metri mi guarda sorridendo. Il vento mi fa paura. Faccio il segno della croce e vado di 360. Applausi. Termino sesto. Nella seconda prova il vento non cala. Raffica di continuo e siamo tutti allo stremo. Io decido di fare la fotocopia della prima prova, cercando se possibile di non toccare i palloni rossi che fanno da boe… Così è. Taaaa daaaaa. Terzo! Dico… terzo!
A terra, mentre disarmo m'accorgo che la vela è sbregata. Per fortuna che proprio questa mattina avevo deciso, visto il vento, di non usare la vela più nuova. Il vento l'ha strappata in alto. Anche la parte alta dell'albero mostra gli inequivocabili segni della furia del vento. E' storta.
La notte seguente non dormo in tenda. Il vento la piega così tanto che temo si spezzi. Meglio allora riposare in macchina nella speranza che l'indomani cali oppure cresca ancora. Ed infatti il vento cresce a tal punto che anche l'inossidabile comitato deve cedere a Eolo. 40 nodi. Burrasca. Premiazioni e tutti a casa. Aspetta, aspetta. Sono ottavo. Primo master! Targa ricordo.
Smonto la tenda e carico la barca con un sorriso da ebete stampato sul volto. Tra me e me penso che questo è il primo risultato che sento di avere in qualche modo meritato. Verso le quattro del pomeriggio parto. Tra due giorni, circa 1300km più ad est c'è il Campionato Europeo Master.
L'indomani si parte con due prove. Vento stranamente leggero da 190° ma corrente allegramente sopra il nodo, quasi sul muso. Azzecco partenze e bordeggi. Il vento è stabile ma la corrente fa paura. Mi butto a terra alla ricerca dei bassi fondali. E paga. Cazzo se paga. Sparo un 6 e un 4. Non ci credo. Troppa grazia. Non è il mio posto.
Il secondo giorno facciamo tre prove. Il vento è ben oltre i 20 nodi, da 230 gradi,. In pratica è parallelo alla costa il che significa che le onde hanno tempo di formarsi bene. Belle bestie. Impossibili da trovare in Italia. La corrente è come sempre fortissima. Nella prima prova proviene da poppa. Nella seconda da prua. 180 gradi in un'ora. Io parto sempre male. Poi scuffio, poi centro una boa, poi centro un avversario, poi scuffio ancora ed infine mi avvito su un'altra boa. Quindi chiudo 13-13-11. Tra me e me non sono neanche poi tanto triste. L'eccezione era ieri.
Terzo giorno il vento spinge. Orpo se spinge. Ma qua se ne fottono. Anzi è la regola.. L'onda è meno di ieri perchè il vento viene da sud. A terra, prima di uscire discuto assieme a Nolan, un radialista che viene dall'Inghilterra, di tattica. Mi spiega il suo punto di vista. In pratica dice che il gioco è capire come interpretare la corrente e la deviazione che la costa provoca sul vento di terra. Ho qualche dubbio d'aver capito giusto, il mio inglese mi aiuta poco. Ad ogni modo mi par credibile.
Si va in mare. Prima prova. Raffica sui 30 nodi. Porca topolina. Parto bene e mi fiondo a terra. Giungo alla prima boa quarto. Cacchio, mica mona l'inglese no? Tocco la boa. Ed ora che faccio? Il giudice a poche decine di metri mi guarda sorridendo. Il vento mi fa paura. Faccio il segno della croce e vado di 360. Applausi. Termino sesto. Nella seconda prova il vento non cala. Raffica di continuo e siamo tutti allo stremo. Io decido di fare la fotocopia della prima prova, cercando se possibile di non toccare i palloni rossi che fanno da boe… Così è. Taaaa daaaaa. Terzo! Dico… terzo!
A terra, mentre disarmo m'accorgo che la vela è sbregata. Per fortuna che proprio questa mattina avevo deciso, visto il vento, di non usare la vela più nuova. Il vento l'ha strappata in alto. Anche la parte alta dell'albero mostra gli inequivocabili segni della furia del vento. E' storta.
La notte seguente non dormo in tenda. Il vento la piega così tanto che temo si spezzi. Meglio allora riposare in macchina nella speranza che l'indomani cali oppure cresca ancora. Ed infatti il vento cresce a tal punto che anche l'inossidabile comitato deve cedere a Eolo. 40 nodi. Burrasca. Premiazioni e tutti a casa. Aspetta, aspetta. Sono ottavo. Primo master! Targa ricordo.
Smonto la tenda e carico la barca con un sorriso da ebete stampato sul volto. Tra me e me penso che questo è il primo risultato che sento di avere in qualche modo meritato. Verso le quattro del pomeriggio parto. Tra due giorni, circa 1300km più ad est c'è il Campionato Europeo Master.
1 commento:
Grande Fabio!!
complimentoni per l'ottimo risultato, te lo meriti!
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